Intervista a egidio basso
primo importatore delle cantine ravazzi

Per tutte le cantine italiane quello estero rappresenta una grossa fetta di mercato e oggi, grazie alla presenza di internet e dei nuovi mezzi di comunicazione, è più facile farsi conoscere in altri paesi. Fino a qualche anno fa però non era affatto semplice trovare dei buoni importatori in grado di presentare al meglio il prodotto e di far conoscere la realtà delle cantine. In particolare le Cantine Ravazzi sono uscite dall’Italia alla fine degli anni ’80 e noi abbiamo intervistato il loro primo importatore, Egidio Basso, che ci ha raccontato la sua storia e il suo legame con le Cantine Ravazzi.

Egidio, vuole raccontarci un po’ della sua storia e quando si è intrecciata con quella delle Cantine Ravazzi?
Sono di origini venete ma da giovanissimo mi sono trasferito a Berlino, in Germania, dove ho lavorato come stampatore e tintore. Nel 1988, alla ricerca di una vacanza rilassante, sono arrivato in Toscana ospite proprio della famiglia Ravazzi con la quale ho stretto una grande amicizia, in particolare con Enio Ravazzi, papà di Alberto.

E quegli anni è nato il suo rapporto lavorativo con le Cantine Ravazzi?
Proprio durante quella vacanza mi sono innamorato di questa bellissima zona della Toscana, delle colline, della terra e anche del buon cibo e del buon vino di queste zone. Ho sempre amato l’enogastronomia di qualità perché, come diceva sempre mio fratello “il mangiare e il bere deve piacere”. Si deve insomma cercare prodotti di qualità e alle Cantine Ravazzi ho trovato un vino buono che lasciava in bocca un trionfo di sapori. Visto che in Germania il buon vino italiano non si trovava facilmente, ho deciso di portare via una certa quantità di bottiglie e ho iniziato, quasi per caso, la mia attività di importatore.

Col passare degli anni però quella di importatore è diventata un’attività a tempo pieno?
Si, ho lasciato il mio vecchio lavoro e ho intensificato le importazioni estendendo anche ad altre cantine del territorio la mia attenzione. Ho quindi iniziato ad importare anche altri vini come il Brunello e il Nobile.

Quale è il suo rapporto con il vino?
Per me un vino deve essere buono. Ho amato subito “Il Poggetto” delle Cantine Ravazzi perché come ho già detto, riempiva la bocca con sapori e profumi della terra da cui proveniva. In generale oggi si tende a dare molta importanza alla confezione, alla bottiglia o alla bella etichetta ma secondo me, quello che importa veramente, è la qualità del prodotto. Penso che un buon vino complementi un pasto e così come il cibo deve essere di alta qualità.

Oggi non importa più vino ma vive sempre fra Italia e Germania?
Qui in Italia ho il mio podere dove vivo circa sei mesi all’anno e produco il mio olio che poi vendo in Germania. Per me, così attento alla qualità, è stata una sfida produrre un buon olio extra vergine di oliva e mi ci sono dedicato con tanta passione imparando dalla pratica e dai libri. Oggi ho un uliveto di circa 300 piante di diverse varietà che mi consento di ottenere un prodotto di cui vado fiero.

Cosa pensa dei vini delle Cantine Ravazzi oggi?
Anche se con il tempo sono cambiati restano di qualità e apprezzo in particolare la nuova linea con il Prezioso che è un buon vino. Penso che Alberto abbia saputo fare ottime scelte soprattutto quella di offrire una grande varietà di etichette che possono soddisfare tutti i gusti, portando così le Cantine Ravazzi ad una grande crescita.

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